Roberto Olivetti
Il nome di Roberto Olivetti è fortemente legato allo sviluppo dell’elettronica professionale in Italia.
Il nome di Roberto Olivetti, figlio primogenito di Adriano e nipote del fondatore Camillo, è fortemente legato allo sviluppo e alle prime realizzazioni dell’elettronica professionale in Italia. Nato a Torino nel 1928, Roberto Olivetti consegue la laurea in Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano nel 1952. Subito dopo, inizia la propria attività nell’azienda di famiglia con un’esperienza nel settore commerciale.
Nel 1954 segue negli Stati Uniti un corso in Business Administration alla Harvard University. Tornato ad Ivrea verso la metà del 1955, assume l’incarico di assistente alla direzione generale amministrativa e contemporaneamente si occupa del nascente Laboratorio di Ricerche Elettroniche (che nel 1962 confluirà con altre attività nella Divisione Elettronica Olivetti) per lo sviluppo del progetto Elea.
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, Roberto Olivetti svolge un ruolo decisivo nell’avvio del primo laboratorio italiano di ricerche elettroniche a Pisa. Qui, dopo l’iniziale collaborazione con l’Università per la realizzazione della CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana), l’Olivetti avvia un progetto per produrre un elaboratore elettronico per scopi commerciali. Con questo progetto Adriano Olivetti, sollecitato dal figlio Roberto, aderisce alle indicazioni e agli stimoli di Enrico Fermi.
Con la collaborazione tecnica dell’ing. Mario Tchou, Roberto Olivetti guida il gruppo di ricerca industriale che progetta e realizza i calcolatori elettronici della classe Elea. L’Elea 9003, presentato nel 1959, è la prima macchina di questa serie ed è anche il primo elaboratore realizzato in Italia. Basato su soluzioni innovative dal punto di vista tecnologico e sistemistico, offre prestazioni del tutto concorrenziali rispetto all’offerta dei maggiori costruttori mondiali.
Il ruolo pionieristico di Roberto Olivetti nello sviluppo dell’elettronica in Italia assume contorni ancora più definiti quando diviene presidente della SGS (Società Generale Semiconduttori, ora STMicroelectronics), fondata nel 1957 da Olivetti con Telettra per la produzione di componenti elettronici allo stato solido.
Nel 1960, dopo la morte del padre Adriano, Roberto oltre ad assumere responsabilità crescenti in azienda, si impegna anche in attività molto rilevanti sotto il profilo culturale: collabora all’opera dell’Istituto Nazionale di Urbanistica negli anni della sua trasformazione; sviluppa ulteriormente le Edizioni di Comunità che il padre aveva fondato; promuove nuove iniziative culturali ed editoriali, tra cui la costituzione della casa editrice Adelphi; contribuisce alla riformulazione degli indirizzi di studio e di attività della Fondazione Adriano Olivetti, di cui è stato Presidente.
Per la Olivetti, forzata dai nuovi azionisti a cedere nel 1964 la propria Divisione Elettronica alla General Electric, gli anni che seguono sono caratterizzati da un’importante e progressiva trasformazione da fabbrica di calcolatrici e macchine per scrivere meccaniche ad azienda leader nell’automazione informatica dell’ufficio.
In questi anni Roberto opera attivamente per orientare le scelte aziendali verso le nuove tecnologie elettroniche e in particolare verso l’adozione di queste tecnologie nel settore dei prodotti per ufficio: è l’inizio dell’informatica distribuita.
Cresciuto in una scuola familiare che vedeva nella fabbrica il cuore pulsante di cultura e società moderne, Roberto Olivetti, innovatore colto e sensibile, muore prematuramente a Roma nel 1985, dopo essersi scontrato per lungo tempo con la forte opposizione di alcuni ambienti aziendali, di gruppi di azionisti, di parte del mondo politico e istituzionale. E’ da considerare a pieno diritto come uno degli esponenti di maggior rilievo dell’imprenditoria illuminata italiana, capace non solo di intuire le potenzialità delle “nuove frontiere” dell’elettronica e dell’informatica, ma soprattutto concepire in modo originale il rapporto fra società e impresa.